Illustri & Benemeriti

scrittemaestroGiovanni Corona è un poeta profondamente radicato nella sua terra. Si potrebbe dire che la Sardegna è, per lui, ciò che la Liguria è per Montale: un luogo favorevole al raccoglimento e alle illuminazioni, uno scenario evocativo dove fenomeni, spazi e presenze acquistano, per reciproca interferenza, una speciale intensificazione, che propizia il loro trascolorare in simbolo.
In gioventù, fu amico di Marinetti, e aderì per un breve periodo al Gruppo futurista sant’Elia; in anni più tardi, fu apprezzato da Mario Luzi per la profonda umanità del suo sguardo poetico e il limpido lirismo dei suoi versi. Uomo di vaste letture visse però schivo e appartato e pubblicò in vita una sola plaquette.

L’interesse per lui è cresciuto negli ultimi anni, in parallelo con la graduale pubblicazione della sua opera, che continua a riscuotere sempre maggiori consensi. Ne testimonia questa miscellanea di studi, che

raccoglie contributi di studiosi sia italiani sia americani, poiché negli Stati Uniti il mondo dell’italianistica ha recentemente manifestato una notevole attenzione per Corona, apprezzando non solo la concentrata intensità delle sue liriche ma anche l‘impegno morale e gli esiti sperimentali del suo riscoperto romanzo Questo nostro fratello, di cui si presentano qui alcune pagine inedite tratte dalla prima stesura, intitolata L’uomo è uomo.

Simona Cigliana, critica e saggista, ha insegnato Letteratura europee comparate all’ Università di Foggia e di lsernia e Critica militante alla Sapienza Università di Roma. Ha pubblicato, in Italia e all’estero, numerosi studi su Marinetti e sul futurismo, su autori italiani otto-novecenteschi e sulla storia dell’irrazionalismo: in particolare, in relazione alle sue ricadute sulla ricerca estetica delle avanguardie.

Opere di Giovanni Corona[I]

IN VOLUME

Ho sentito la voce del vento. Poesie, profilo e nota critica di A. Cossu e M. Ciusa Roma­gna, Il Convegno, Cagliari 1966 (2’ ed. UNI Service, Trento 2.010).

Richiamo d’amore. Poesie, con un Introduzione alla poesia di Giovanni Corona di R. Cau, Gasperini, Cagliari 1988 (z“ ed. con una nota introduttiva di F. Porcu, uni Service, Trento 1011).

Sassi della mia terra. Poesie, introduzione di R. Cau, dp di Catia Pellegrino, Roma 1992 (za ed. con una nota introduttiva di F. Porcu, UNI Service, Trento 2011).

Mifioriva un’isola nel cuore. Poesie, prefazione di P. Fresu, Nemapress, Alghero 2008.

Questo nostro fratello. Romanzo, introduzione di E. Pettener e I. Serra, uni Service, Trento 2012.

Epistolario, prefazioni di A. Cacciarru e S. Boero, Edizioni del Faro, Trento 2014.

Incontro al vento. Poesie, prefazione di P. Lucarini, Edizioni del Faro, Trento 2014.

SU STAMPA PERIODICA

La mia gioia sarebbe questa terra-, Autunno come Eden, in “La grotta della vipera. Rivi­sta trimestrale di cultura”, n. 1, primavera 1975, pp. 32-4.

Omaggio per Alfonso Gatto, in “La grotta della vipera. Rivista trimestrale di cultura”, n. 4, inverno 1975, p. 21.

Petrolchimica '77, in “Il Popolo Sardo”, io febbraio 1977, p. 3.

A Giovanni Pes (per la sua ordinazione sacerdotale), in “Libertà", 1 5 giugno 1979, p. 3.

Via Salvatore Cambosu, in “La grotta della vipera. Rivista trimestrale di cultura”, n. 21, autunno-inverno 1981, p. 46.

Ai devoti di Mastro Luca, in “La grotta della vipera. Rivista trimestrale di cultura”, nn. 28-29, autunno-inverno 1983, pp. 29-31.

Ragazza-, Morti-, Carovana-, Giustizia-, San Giovanni-, M. Sanna-, Su pasu de sos sen- sos, in “La grotta della vipera. Rivista trimestrale di cultura”, nn. 40-41, autunno- inverno 1987, pp. 45-9.

Manifesto agli studenti d’Italia e del mondo, 21 rist. in G. Pattarozzi, Aeropoen^SXu- rista della Sardegna, Edizioni Futuriste di Poesia, Roma 1959 (con E. Buccalc*® C. Forlin, L. Gactani, W. Ganzatoli, G. Marras, G. Pattarozzi, L. Pennone, R. Stoppele, U. Veronesi).

Giovanni Corona. Poesie/Poems, translation and criticai introduction by I. Serra, in “Mosaici. Learned Online Journal ofltalian Poetry” 1017.

IN ANTOLOGIE E OPERE COLLETTANEE

Poeti italiani del secondo dopoguerra, voi. ri, con prefazione di G. Kaisserlian, Guido Miano, Milano 1958 (contiene una nota introduttiva e cinque poesie, pp. 63-5).

La poesia contemporanea, prefazione di B. Maier, Guido Miano, Milano 19 82 (due poesie, p. 39),

manelli R. (a cura di), Poeti della Sardegna, Forum-Quinta generazione, Forlì 1985 (introduzione di A. Cossu e quattro poesie, pp. 57-9).

CAU R., Giovanni Corona. 25 poesie, in Ariella Colombin, Giovanni Corona, Mario Milani..., Guido Miano, Milano 1989, pp. 15-14.

id. (a cura di), L’altra letteratura. Scrittori sardi contemporanei. Grafiche Ghiani, Mo- nastir (ca) 1999 (biografìa e profilo critico: La poesia di Giovanni Corona, pp. 21-51; sette poesie, pp. 286-95; pagine scelte dal romanzo Questo nostro fratello, pp. 296-316).

Scritti critici su Giovanni Corona

IN VOLUME E OPERE COLLETTANEE

boero S., Viaggio in e con la Sardegna. Prosa e poesia di Giovanni Corona, in M. Seve- rini (a cura di), La scelta del viaggio. Scrittrici, scrittori e intellettuali itineranti negli anni Venti e Trenta del Novecento, Marsilio, Venezia 2017, pp. 171-86.

buono B., «Richiamo d’amore» di Giovanni Corona. Motivazione del Premio “La targa della cultura’’, in Id. (a cura di), I contemporanei. Profili critici, redatti in occasione del XVII Concorso internazionale di poesia “Città di Venezia”, Arti grafiche Carter, Marcon (ve) 1993, p. 72.

Cau R., La religiosità nelle opere di Giovanni Corona, in Scrittori sardi contemporanei, MediaTre, Guspini 2009, pp. 45-54.

maritano m., Futurismo in Sardegna. L’episodio sardo alla fine degli anni Trenta, S’Alvure, Oristano 1993, pp. 172-3.

porcu F. (a cura di), Giovanni Corona. L’uomo e il poeta nei percorsi della critica e nell’editoria, uni Service, Trento 2009.

Serra I., Santa Lussurgiu come poesia: Giovanni Corona, in Atti del Convegno AATI (American Association Teachers ofltalian), Cagliari 21-23 ghigno 2018 (in c.d.s.).

tanda N., Un’odissea de rimas nobas. Verso una letteratura degli italiani, CUEC, Ca­gliari 2003, p. 63.

valle n„ Ritratti letterari, 3T, Cagliari 1978, pp. 53-5.

 

SU STAMPA PERIODICA[II]

a. C.,La seconda raccolta di poesie di Giovanni Corona, in “La grotta della vipera. Rivi­sta trimestrale di cultura”, nn. 58-59, primavera-estate 1991, p. 45.

A Giovanni Corona il premio internazionale di poesia Città di Venezia, in "La grotta della vipera. Rivista trimestrale di cultura” nn. 64-65, autunno-inverno 1993, p. 61.

anelli A., La raccolta di Corona, un tesoro da rileggere, in “Il Cittadino”, io ottobre 2.013.

arca M.,Incontri. Domani mattina a Santu Lussurgiu un convegno sul poeta Giovanni Coronafuturista, in “Unione Sarda”, 12. febbraio 2.010, p. 3.

beccaria A., A Giovanni Corona, poeta sardo di Santu Lussurgiu, in “La Fiera Let­teraria”, 28 giugno 1964, p. 1. Poesia poi riprodotta in A. Beccaria, Sull'orlo del cratere, Mondadori, Milano 1966.

BIDDAU O., Omaggio a Giovanni Corona. Perché il vento è più forte, in “La grotta della vipera. Rivista trimestrale di cultura”, nn. 42.-43, primavera-estate 1988, p. 18.

C AU R„ Introduzione alla poesia di Giovanni Corona, i n “La grotta della vipera. Rivista trimestrale di cultura”, nn. 41-43, primavera-estate 1988, pp. 3-17.

ID., La poesia di Giovanni Corona, in “Dialogo”, 15 febbraio 1988, p. 3.

ID., L’inedito di Giovanni Corona, in “La grotta della vipera. Rivista trimestrale di cultura”, nn. 51-53, autunno-inverno 1990, pp. 11-6.

ciusa romagna m., Significato e valore della poesia di Giovanni Corona. Solitudine che si trasforma in infinito, s.f., s.d.

COSSU A., Unpoeta a Santu Lussurgiu, in “Il Convegno”, n. 9, settembre-ottobre 1966. de felice E„ La poesia di Giovanni Corona. Continuità e Coerenza, in “La Nuova Sardegna”, io marzo 1974.

delogu m., Premio internazionale all’opera postuma di “Mastru Corona", in “L’U­nione Sarda”, 28 luglio 1993.

  • , Presentato a Cagliari un volume di poesie di Giovanni Corona. Un linguaggio che esprime la solitudine ed il dolore delle genti del Montiferru, in “La Nuova Sarde­gna”, 28 dicembre 1966.

FIRINU G., Convegno e premio sul poeta amico di Marinetti, in “L’Unione Sarda”, 13 ottobre 1988.

  • F„ Oggi l’ultimo saluto al maestro-poeta amico di Marinetti, in “L’Unione Sarda”, 13 dicembre 1987.

Incontrarsi con la poesia, in “LaNuova Sardegna”, 14 dicembre 1996.

I vincitori della terza edizione del premio intemazionale di poesia, in “La Nuova Sarde­gna”, 19 dicembre 1997.

La prò loco vara il “Premio Corona”. L’edizione 1997 coincide con il 10° anniversario della morte del poeta, in "La Nuova Sardegna”, 13 novembre 1997.

 

 

[I] Questa sezione della Bibliografia è ordinata cronologicamente per evidenziare le fasi del editoriale dell’autore dall’esordio ai nostri giorni. Si segnala che tra le carte di Coro- naàWKt' ancora diversi inediti, tra i quali alcuni soggetti per teatro e abbozzi di commedie.

[II] Questa sezione della Bibliografìa è stata compilata con l’aiuto di Francesca Manca, sulla base delle carte conservate presso l’Archivio Corona, dove si trovano i ritagli di molti Jgj^Lgli articoli qui elencati, spesso, purtroppo, privi dei numero di pagina o della data (s.c’ frittura, dell’intestazione del periodico da cui sono stati tratti (s.£).

MelonigDiscorso detto in Ascoli Piceno nel giorno IX agosto MDCCCLXIII dal Professore cav. Niccolò Meloni per l'apertura della scuola ambulante di agricoltura della Provincia

 Tout fleurit un état
Où fleurit l'agriculture.
SULLY

Le cattedre ambulanti, come mezzo economico, facile e pronto di spezzare il pane della scienza ai contadini, fanno ogni dì un passo nella nostra cara Italia. Il Congresso Agrario di Modena, e con maggior energia quello di Cremona, proclamarono altamente l’eccellenza di questo mezzo d’istruzione, e vedrete, Lettori, che fra non molto i Consigli Comunali e Provinciali allogheranno ogni anno nei bilanci una somma di qualche importanza pella istruzione dei contadini, e quando non potranno avere la cattedra ambulante perenne procureranno almanco di averne una temporaria e tutte, giova sperarlo, soffriranno il bramato effetto.

Intanto quella d’ Ascoli va molto bene, e gli è ad onore di essa e degli Ascolani che vogliamo qui riprodotto il discorso inaugurale del nostro allievo caval. Meloni, facendovi precedere le parole che quella onorevole Deputazione Provinciale volle anteporvi, e rimpiazzando con altrettanti puntini presso che tutto quello che a noi si riferisce.

deodatoAbbiamo sentito il dovere di ricordare su questo vecchio Bollettino, la nobile figura del Dott. DEODATO MELONI, o più semplicemente di DON DEODATO, come veniva chiamato dai Lussurgesi e dagli amici, per i suoi meriti e per le sue virtù ed anche per la sua bonaria e sorridente affabilità, paterna e incoraggiante con tutti.

Il Dott. DEODATO MELONI è stato un eminente zootecnico ben conosciuto non solo in Sardegna, ma anche nel Continente. La sua passione e competenza era specialmente rivolta alla ippicoltura, alla quale diede un notevole e apprezzato contributo. Uomo di grande cuore è stato sempre un benefattore in vita e alla sua morte ha fatto un lascito per la istituzione a Santulussurgiu di una Azienda-Scuola di agricoltura che porterà il Suo nome. Il N.H. DEODATO MELONI è nato a Santulussurgiu l'8 Settembre 1877. Dopo la frequenza delle Scuole primarie e secondarie si iscrisse alla Scuola Superiore di Agricoltura di Portici che frequentò per due anni e quindi passò a quella di Pisa dove conseguì la laurea in Scienze Agrarie nel 1900. Non appena laureato, data la sua innata passione e competenza per la ippicoltura, venne nominato nel 1903 Direttore della Stazione Ippica di Santu Lussurgiu e tenne tale incarico fino al 1910. Dopo tale data lasciò la Direzione della Stazione per dedicarsi completamente alla propria azienda agraria e zootecnica, ma per molti anni fu sempre Direttore supplente, volontario e a titolo gratuito, della stessa Stazione, in assenza dei diversi Direttori titolari che gli succedettero. 

meloniDal 1905 al 1930, escluso l'intervallo della grande guerra, è stato Membro e poi Presidente della Commissione per l'approvazione degli stalloni privati. 

Dal 1913 al 1916 è stato Membro del Consiglio di Amministrazione della Cassa Ademprivile di Credito Agrario della provincia di Cagliari. Dal 1923 al 1939 è stato Commissario per la Sardegna e poi Ispettore della Società per il Cavallo Italiano da Sella (ora Federazione Nazionale per gli Sports Equestri). Dal 1924 al 1932 è stato Rappresentante del Ministero dell'Agricoltura nel Collegio dei Sindaci del Deposito Cavalli Stalloni per la Sardegna, e dal 1933 al 1938 è stato Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione dello stesso Deposito. Dal 1924 al 1928 è stato Rappresentante del Ministero dell'Agricoltura nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio per l'Istituto Zootecnico Sardo e nella Commissione di Vigilanza prima e poi nel Consiglio di Amministrazione della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Cagliari.

Dal 1925 al 1931 è stato Membro della Commissione per la rassegna delle Stazioni ippiche selezionate e per l'acquisto di cavalli stalloni per lo Stato. 
Nel 1932 fu nominato dal Ministero Presidente della stessa Commissione e nel 1933 Presidente del Comitato per i Concorsi per la produzione cavallina con prove funzionali. 

Dal 1927 al 1937 fece parte della Commissione approvazione tori e della Sezione Agricola-Forestale del Consiglio dell'Economia di Cagliari. Fece pure parte della Commissione per l'acquisto di bovini in Svizzera nel 1026 e per l'acquisto di cavalli in Ungheria nel 1935.

Dal 1929 al 1939 fece parte del Consiglio Superiore Nazionale Zootecnico, in rappresentanza della Sardegna, e dal 1932 al 1935 fece parte del Consiglio Direttivo dell'U.N.I.R.E. (Unione Nazionale Incremento Razze Equine). Nel 1933 fu nominato Rappresentante degli allevatori sardi in seno al Comitato centrale dell'Associazione Nazionale Allevatori del Bestiame bovino e per l'iscrizione dei soggetti nell'istituendo Libro Genealogico. Nel 1941 fu nominato dal Settore della Zootecnia della Federazione Nazionale dei Consorzi Provinciali tra i produttori dell'agricoltura, proprio rappresentante, con la carica di Vice Presidente, in seno alla Commissione circoscrizionale del Deposito di Ozieri per l'esame dei cavalli e asini stalloni privati.

Il Dott. MELONI non lasciò molti scritti. Di lui ricordiamo uno studio molto interessante: Indirizzo ippico in Sardegna, 1874 - 1936, Tipogr. Pascuttini - Oristano, 1936, con 51 pagine di testo; un prospetto delle Stazioni ippiche selezionate; cinque elenchi: 1°) elenco dei soggetti che nelle locali competizioni più si distinsero ed acquistarono popolarità e fama fino al 1906; 2°) elenco dei numerosissimi soggetti premiati nella riuscitissima Mostra di Macomer del 1909; 3°) elenco degli stalloni funzionanti nei depositi dal 1874 al 1936 e degli stalloni assegnati alle Stazioni selezionate per la campagna del 1936; 4°) elenco dei soggetti che maggiormente si distinsero, nell'Isola e fuori, nelle diverse manifestazioni e competizioni sportive, nel ventennio precedente al 1936; 5°) elenco dei vincitori dei due più importanti premi - il Derby e il Premio Reale - disputati annualmente negli ippodromi sardi dal 1921 al 1936. 

Lo studio del Dott. MELONI fu recensito dal Prof. FRANCESCO PASSINO nella Relazione sull'ippicoltura del Luglio 1936, che è stata pubblicata in parte nel numero di Luglio 1949 di questo Bollettino. 

Ecco come si esprimeva allora il Prof. PASSINO: «L'egregio Dott. DEODATO MELONI, che, oltre ad essere tecnico, è agricoltore nato e ippicoltore competente ed appassionato, ha avuto l'idea magnifica e lodevolissima di raccogliere in un recente ed esauriente studio, oltre a tante interessanti notizie, anche la genealogia dei cavalli e delle cavalle che nell'ultimo sessantennio più si distinsero nelle varie competizioni e che tuttora si ricordano per notoria fama. L'attenta lettura dello studio del Meloni, che elimina una grave lacuna, mi ha indotto a fissare l'attenzione nelle fedeli genealogie dei campioni elencati, in quanto giudico possibile ritrovare in esse l'azione importante esplicata da taluni stalloni che meritano l'appellativo di grandi razzatori».

A ricordo delle benemerenze del Dott. DEODATO MELONI nel campo della ippicoltura, è stato intitolato al Suo nome l'ippodromo di Chilivani, dove annualmente si svolgono le più importanti competizioni ippiche della Sardegna. RED.

(*) In: « L'Agricoltura Sarda. Bollettino», Anno XXXIV, n. 10, Ottobre 1957, pp. 307-309

amsicora170Famoso capo dei sardi pelliti (1), rinomato nella storia per il suo odio contro i romani e per il suo coraggio.
Abbenchè Livio, inteso solamente a raccontare i grandi fatti della Repubblica Romana, abbia parlato appena delle azioni di Amsicora, pure dal poco che ne lasciò scritto appare che il suo amore per la libertà, e gli sforzi da lui fatti per ridonarla alla sua patria, gli meritarono giustamente il nome di eroe.

Amsicora, feroce per indole, fatto più feroce dalla vita selvaggia negli aspri monti e nelle inacesse foreste, è insofferente del giogo e della superbia romana. Un’occasione egli aspetta di scuoter l’uno e di abbassar l’altra; e questa gli si appresenta.

Era l’anno 557 di Roma: la repubblica grondava ancora di sangue per le ferite di Canne. Poche soldatesche in Sardegna stanziavano: A. Cornelio Mammula pretore dell’Isola a Q. Muzio Scevola, imperito delle sarde cose, cedeva il comando; inacerbiti erano gli animi dei sardi dal tirannico e lungo dominio, dalla gravezza dei tributi.

Il momento di rompere le detestate catene era giunto; mancava soltanto chi lo accennasse. Amsicora grida il nome di libertà, e gl’indomiti pelliti Sardi il nome di libertà ripetono ferocemente.

Cartagine, sollecitata dai messi della Sardegna, ascolta con gioia i primi moti della ribellione, e Asdrubale invia supremo duce di poderosa flotta per aitare d’arme e di armati i prodi pelliti.

Wilipedia Sardinia 215 aC Ampsicora rivoltaMa fortuna di mare spinge alle isole Baleari le amiche navi, nè ancora vedono i sardi lidi, che Q. Manlio Torquato arriva a Cagliari, e unisce le sue alle genti di Q. Muzio.

Ventiduemila fanti, mille dugento cavalli sono l’esercito romano. Gli sta incontro l’oste sarda comandata da Josto figliuolo di Amsicora. Ardimentoso per gioventù, impaziente di ritardi, Josto non rammenta più i consigli paterni, nè aspetta che Amsicora ritorni con altre genti a rinforzare il campo.
Offre la battaglia e cimenta le sorti: ma sconfitto dai romani, lascia sull’insanguinato terreno tremila uccisi e ottocento prigioni, e si ritira col rimanente dell’esercito alla città di Cornus2.

Arriva intanto la flotta cartaginese, e Amsicora unisce all’esercito alleato le sue genti. Altra lotta si apparecchia più memorabile e più crudele. Il prode pellita spinge audacemente contro Manlio tutto il nerbo dee sue truppe: il console romano gli va incontro, e li due eserciti si affrontano insieme. Memoria delle antiche vittorie, disciplina, coraggio anima le romane schiere: odio, vendetta, amore di libertà infiamma i Sardi alla pugna.
Per quattr’ore si combatte con vario evento, pende per quattr’ore incerta la vittoria. Prevalse finalmente la fortuna romana: cartaginesi e sardi sono rotti e fugati: la battaglia diventa strage. Nel folto della mischia cade Josto che primo tra i valorosi disperatamente combatte3: periscono con lui dodicimila tra sardi e cartaginesi; e ventisette vessilli, e meglio di tremila prigioni (fra i quali Asdrubale, Annone e Magone) caduti in potere del nemico fanno memorabile de' romani la vittoria.

Amsicora con pochi cavalli scampato alla strage, corre incerto per tutto il giorno che ancora rimane; e forse nell’indomabile mente volge pensieri di nuova e feroce guerra. Ma poichè uno de' suoi fidi pelliti gli apporta il triste annunzio della morte di Josto, non vuol sopravvivere al figlio nè alla libertà perduta: aspetta il silenzio della notte e colle sue mani si uccide.

 


cornus campuecorraNOTE

* Testo e note tratti da: Pasquale Tola, Dizionario Biografico degli Uomini Illustri di Sardegna, Vol. I, Ilisso Edizioni, Nuoro, 2001
1 Sardi Pelliti abitavano le regioni montuose della Sardegna. Furono così chiamati dalle pellicce colle quali si coprivano per difendersi dal freddo e dalle intemperie delle stagioni. Ne parla Cicerone nei frammenti dell’orazione pro Scauro: Cluverio nella Sard. Ant. 487, a Antonino nellItinerario p. 78. Gli attuali abitanti delle campagne di Cuglieri sono vestiti alla foggia dei sardi pelliti.
2 Capitale dei sardi pelliti. Tolommeo nel suo Itinerario la colloca tra le città meridionali della Sardegna. Il Fara nella Corografia (lib. II fol. 71) pensa che fosse situata nella regione oggi chiamata di Montiverro. Le scoperte posteriori hanno confermato le conghietture del Fara; ed è ormai ricevuta dagli archeologi sardi come più probabile l’opinione, che l’antica Cornus stesse nella parte dell’Isola oggi appellata Pittinuri. Alcuni commentatori di Livio al lib. XXIII, cap. 40, scrissero: Cornus, caput regionis pellitorum Sardorum, hodie Corneto, haud procul a mari ad Termum flumen. Ma il Corneto dei commentatori di Livio non esiste in Sardegna. Il Mimaut (Hist. De Sard., tom II, pag. 365) crede che l’antica Cornus esistesse dove sta oggi il villaggio di Padria.
3 Silio Italico racconta che il colpo che atterrò Josto partì dalla mano di Ennio, il quale militava come centurione nelle file romane (De secun. Bell. Pun., lib. XII, 342-419)
(ved. Livio lib. XXIII cap. 21, 30, 32, 34, 40, 41. - Floro lib. II cap. 6. - Silio Italico de secundo bello Pun. Lib. XII - Manno Stor. Di Sard. tom. I pag. 95 fino a 107. - Mimaut Hist. De Sard. tom I pag. 33, 34, 35, e tom. II pag. 365).