Illustri & Benemeriti

genovesGenoves
Famiglia cagliaritana originaria di Trapani le cui notizie risalgono al secolo XVII. I Genoves erano commercianti, un Antonio, nella seconda metà del secolo, figura tra i più abili uomini d'affari della città ed accumulò un ingentissimo patrimonio.

Nobiliari

Nel 1677 acquistò dai Vivaldi la tonnara di Portoscuso ed ebbe il cavalierato ereditario, nel 1680 la nobiltà.
Nel 1688 suo figlio Antonio fu ammesso allo stamento militare durante il parlamento Monteleone.
Nel 1700 questo Antonio ebbe il marchesato della Guardia e nel 1706 acquistò dai Brunengo le contee di Cuglieri e Scano Montiferro. Durante le guerre di successione fece parte del partito filo-asburgico. Suo figlio Bernardino nel 1736 ebbe in feudo l'isola di S. Pietro con l'obbligo di colonizzarla e il titolo di duca; nel 1745 i titoli di marche­se di Villahermosa e S. Croce sui salti spopo­lati di Curcuris e Pompongias. Alla sua morte i feudi furono confiscati per debiti ma suo figlio Alberto, nel 1769 riuscì a recuperarli.
Lo stesso nel 1804 donò i titoli di Villaher­mosa e S. Croce a Stefano Manca e con lui si estinsero i Genoves.
Arma. Troncato: al 1° d'argento alla croce di ros­so; al 2° di rosso al grifone passante d'oro. Elmo. D'acciaio con pennacchi e lambrecchini di vari colori.
Concessione. Ad Antonio, 2 agosto 1677 (A.S.C., H. 44, e. 32).
Figura. Cagliari, Chiesa del Sepolcro: prima cap­pella a destra della porta principale (lo stemma è scolpito sulla lastra di marmo di una tomba terra­gna); Cagliari, Chiesa della Vergine di Lluc: cap­pella a sinistra dedicata alla Madonna di Trapani (due stemmi in marmo ai lati dell'altare: la fami­glia era originaria di Trapani); Pula, Parrocchiale: sarcofago di Donna (Maria) Agostina De Roma, pri­ma moglie di Don Bernardino Genoves e Cervellon Duca di S. Pietro, morta il 5 agosto 1759 (vi sono scolpiti in marmo intarsiato lo stemma Genoves e Cervellon e lo stemma De Roma sormontati dalla corona ducale: proviene dalla Chiesa di S. France­sco di Stampace di Cagliari. Cfr. G. Spano, Guida di Cagliari, p. 181).

 

schiavi da sistoV

IL VESCOVO LUSSURGESE GIOVANNI SANNA PORCU, QUESTO ILLUSTRE SCONOSCIUTO (1529-1607)

La grandezza della figura e l'opera di Mons. Giovanni Sanna-Porcu di Santu Lussurgiu (1529 - 1607) è straordinaria, ma purtroppo per la Sardegna e non solo per essa, ancora poco conosciuta.

La sua vita esemplare, il generoso apostolato nella diocesi di Ampurias Civita dove provvide all'edificazione della cattedrale di Castel Aragonese, oggi Castelsardo (SS), le opere pubbliche e artistiche realizzate in Sardegna col suo determinante contributo, la fondazione delle case del noviziato gesuitico di Cagliari e Sassari, i ricchi arredi sacri donati alla parrocchiale di Santu Lussurgiu sono opere tutte acclarate dalla storia. Ma ancora più importanti sono le sue missioni diplomatiche condotte ad Algeri durante i pontificati di Gregorio XIII e Sisto V con l'Archiconfraternita del Gonfalone, che consentirono a centinaia di schiavi cristiani in mano dei turchi di rientrare in patria, e tra questi numerosi sardi riscattati a sue spese,

Opere e circostanze che, per la straordinarietà e drammaticità del contesto storico nel quale si svolsero, potrebbero aiutarci a capire meglio il nostro presente, fornendoci utili chiavi interpretative indispensabili per comprendere i conflitti in atto tra Oriente e Occidente, tra cristiani e musulmani, tra estremismo islamico  e imperialismo.

In tali contesti, pressoché analoghi alle barbarie dei nostri tempi, mons. Giovanni Sanna - Porcu fu vero maestro di buon senso e di altissima e raffinata diplomazia. È per questo che la Sardegna ha un grande debito di riconoscenza nei suoi confronti e il sacrosanto  dovere di recuperare la memoria storica di uno dei suoi figli migliori e l'Italia e l'Occidente il suo insegnamento prezioso.

andrea borrella annuario nobiltaA questo proposito, in tempi più vicini a noi (1999), con un contributo della Regione Autonoma della Sardegna, la Pro Loco di Santu Lussurgiu organizzò un primo Convegno di studi. A tale iniziativa avrebbero dovuto seguire altre occasioni d'incontro e approfondimento, ma purtroppo non è andata secondo gli auspici. O meglio, non come lo spessore e l'importanza del personaggio avrebbero richiesto. 

Su impulso di quel convegno, comunque, nel 2005 l'Amministrazione comunale di Santu Lussurgiu si fece carico di dare alle stampe la monografia dal titolo Santu Lussurgiu. Dalle origini alla Grande Guerra; nel primo dei due volumi curati da Giampaolo Mele, il francescano. Umberto Zucca (che nel convegno del 1999 fu uno dei relatori), pubblicò il capitolo riguardante Il lussurgese Giovanni Sanna Porcu (1529 - 1607) promotore di cultura, redentore di schiavi e vescovo. A distanza di dieci anni dalla pubblicazione, la stessa Amministrazione, allo scadere del proprio mandato, con delibera n. 33 del 22 aprile 2015, ritenne opportuno intitolare la piazza principale di Santu Lussurgiu (l'attuale piazza Mercato) all'illustre e benemerito concittadino. Pregevole iniziativa che però attende ancora la conseguente inaugurazione ufficiale.

Il testimone della staffetta storica per sottrarre all'oblio la mirabile figura e l'opera del vescovo lussurgese Giovanni Sanna - Porcu, è ora passato all'Archeoclub d'Italia onlus della Regione Sardegna la quale, attraverso la propria sede locale e in stretta intesa con l''Amministrazione comunale di Santu Lussurgiu, ha predisposto un organico progetto di ricerca e studio pluriennale del grande prelato che vede coinvolte le Diocesi sarde, le Università di Cagliari e Sassari e le numerose città e Comuni della Sardegna dove il Vescovo Sanna visse e operò più efficacemente.

Il progetto prevede infatti un nutrito calendario di iniziative ed eventi che saranno propedeutici alle Celebrazioni del V Centenario della nascita di Felice Peretti Montalto / Sisto V (1521 - 1590), che si svolgeranno in varie Regioni italiane e straniere il prossimo 2021, alle quali la Sardegna sarà chiamata a partecipare nel nome e in memoria di Mon. Giovanni Sanna-Porcu, che Sisto V elevò alla cattedra episcopale di Ampurias e Civita e ne fece suo uomo di fiducia nella politica estera mediorientale della Chiesa di Roma.

Umberto Guerra

 

Famiglia di Santulussurgiu. L'arciduca Carlo d'Austria concesse a Salvatore Denti il cavalierato e la nobiltà il 28 giugno 1709.

Arma. Troncato: al 1° d'azzurro, partito da un fi­letto di nero: a destra un cinghiale su un monte, a sinistra una palma nudrita, il tutto al naturale; al 2° d'oro con due stelle d'argento agli angoli della punta dello scudo.

Elmo. D'acciaio ornato di pennacchi e lambrecchini di vari colori.

Concessione. A Salvatore, 28 giugno 1709 (ASN, Con. Sp. 16, e. 1).

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FLORIS F. - SERRA S., Storia della nobiltà in Sardegna- Genealogia e Araldica delle famiglie nobili sarde, Ed. Della Torre, Cagliari, p. 229.

gherardLa diffusione sollecita del culto di S. Leonardo è prova sicura della grande attività degli Ospedalieri nell'esercizio del loro apostolato. Ma, poiché questo non poteva restringersi all'esaltazione della vita e dei miracoli del Santo, ch'era soltanto un accessorio, dobbiamo tener per fermo che le massime cure vennero dedicate, fin dalle origini della fondazione, all'assistenza degli infermi ricoverati nell'Ospedale, dedicato anch'esso, come risulta da molti documenti dell'Archivio di Stato di Cagliari e dalla tradizione, a S. Leonardo.

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La tragedia Più che l'amore di Gabriele D'annunzio (1905)*, fu rappresentata per la prima volta a Roma nel teatrro Costanzi dalla Compagnia di Ermete Zacconi il 24 ottobre 1906(2) e il risultata fu un vero e proprio insuccesso: una tempesta di fischi, di strepiti, di invettive. La platea, nell'assistere al dramma di Corrado Brando, sentì che il personaggio feriva i suoi principi morali e insorse con urla e grida.